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“Per curare il suo cervello, ci serve il tuo aiuto”: Foto e messaggio sono sbagliati e offensivi. Chiediamo rimozione immediata

Aipd, CoorDown, Coordinamento Down Lombardia e Ledha, denunciano la campagna di comunicazione diffusa con affissioni nella città di Milano e sul proprio canale Youtube dalla Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta, che ritrae un bambino con tratti tipici di persona con sindrome di Down, cui si accompagna il messaggio “Per curare il suo cervello ci serve il tuo aiuto” e diffidano la Fondazione dal proseguire la diffusione della cartellonistica e delle immagini digitali, richiedono che nelle prossime 24 ore la campagna in oggetto venga rimossa e che venga dato atto di aver provveduto. Inoltre, le associazioni richiedono pubbliche scuse, in mancanza di questi atti concreti saranno costrette a ricorrere alle vie legali per far cessare tale campagna, richiedendo il riconoscimento dei danni compresi quelli d’immagine.

Si tratta di una campagna dal contenuto offensivo e ingannevole, che rimanda il messaggio di una “malattia curabile” e dunque la falsa convinzione che ci siano strade scientifiche percorribili per ridurre il danno cognitivo, che tipicamente accompagna la persona con sindrome di Down.
È noto invece che la sindrome di Down, trisomia 21, non è una malattia, ma una anomalia cromosomica. Le associazioni firmatarie della richiesta denunciano la natura lesiva del messaggio diffuso, che attenta alla dignità della persona, spazzando con indifferenza i passi compiuti negli ultimi 40 anni per favorire la piena integrazione della persona con disabilità intellettiva. È motivo di ulteriore indignazione il fatto che ad affermare la possibilità di cura sia la Fondazione di un istituto di fama nazionale che raccoglie decine di ricercatori e che fa della ricerca scientifica la sua missione.

Aipd, CoorDown, Coordinamento Down Lombardia e Ledha chiedono che tale campagna sia ritirata immediatamente per far sì che il danno procurato, non solo alla comunità delle persone con sindrome di Down anche sul piano culturale, da un simile messaggio possa essere limitato.

Dichiarazione di Antonella Falugiani, Presidente CoorDown “Come mamma e come rappresentante di migliaia di persone con sindrome di Down ritengo sia gravissimo che ancora nel 2019 si debba reagire con forza a messaggi fuorvianti e così violenti. CoorDown lavora a livello istituzionale per tutelare i diritti delle quarantamila persone con sindrome di Down che ogni giorno lottano per conquistarsi un posto in questa società, e per spazzare via pregiudizi e false credenze, per giunta oggi diffuse da chi invece dovrebbe dare corretti messaggi. Chiediamo che ci sia rispetto e che la campagna sia rimossa subito”.

Dichiarazione Paolo Grillo, Presidente AIPD Nazionale “Condanniamo fermamente il messaggio trasmesso attraverso questa campagna, che oltre a essere sbagliato – la sindrome di Down non è una malattia e non ha una cura – rischia di confondere le famiglie e di illuderle che esista una ricerca capace di trasformare i loro figli. Aipd da 40 anni lavora per valorizzare le capacità delle persone con sindrome di Down, affinché possano inserirsi in una società che, da parte sua, non deve ‘cercare una cura’, ma piuttosto sviluppare una cultura inclusiva. La campagna della Fondazione Besta evidentemente non indica questa direzione”.

Dichiarazione di Gian Marco Gavardi, presidente del Coordinamento Down Lombardia “Le persone con sindrome di Down testimoniano quotidianamente i livelli possibili di inclusione, grazie anche al lavoro delle Associazioni che con l’impegno di professionisti e genitori le accompagnano nel loro percorso di vita. Tutto questo non può e non deve essere messo in dubbio da comunicazioni errate come questa campagna della Fondazione Besta da cui dissentiamo fortemente e ne richiediamo la rimozione”.

Dichiarazione di Alessandro Manfredi, Presidente LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità “Oltre che falso e scientificamente infondato, il messaggio veicolato da questa campagna di comunicazione è gravemente lesivo dei diritti e della dignità delle persone con disabilità. Per questo motivo LEDHA diffida la Fondazione dal proseguire la diffusione della sua campagna pubblicitaria. Chiediamo l’immediata rimozione di tutti i manifesti e le scuse della Fondazione. Ci riserviamo la possibilità di valutare possibili azioni legali che, tuttavia, vorremmo non dover intraprendere in considerazione della grande stima per il lavoro svolto dall’Istituto Neurologico Besta”.