Nei giorni scorsi sono stati diffusi i dati di uno studio realizzato dall’Istituto superiore di Sanità e l’Università Cattolica dedicato al “CoVID-19 e Sindrome di Down” (qui il link alla pagina dedicata sul sito ISS e qui il link alla pagina del sito dell’Università Cattolica).
Sulla questione AIPD Nazionale, nella persona della Presidente dott.ssa Tiziana Grilli, commenta:
Vorrei tranquillizzare le famiglie e tutte le persone con SD sul rischio di aumentata mortalità da COVID-19 per chi si dovesse contagiare avendo la Sindrome. Il Consulente Scientifico pro-tempore Prof. Bazzocchi ha contattato alcuni degli Autori, il Dott. Carfì ed il Prof. Onder, della ricerca pubblicata sull’American Journal of Medical Genetics che ha motivato il comunicato stampa congiunto dell’Istituto Superiore di Sanità e del Policlinico Gemelli, comunicato che ha poi portato all’uscita di diversi articoli sulla stampa, e ad interventi in trasmissioni televisive, che hanno allarmato per la notizia di una particolare gravità della infezione da COVID19 nelle persone con SD. Si è condiviso con questi Ricercatori che il dato consegue ad un’analisi statistica estrapolata da soli 16 casi di persone con SD decedute in Italia, confrontati con i dati di oltre 3400 schede di decessi di persone senza la SD. Ciò che risulta determinare la mortalità più elevata nella SD sono l’età superiore ai 50 anni, essere affetto da numerose patologie preesistenti non risolte, avere una condizione di demenza e non risiedere in famiglia. Si tratta quindi di conclusioni interessanti sul piano scientifico, che tra l’altro sono in linea con i risultati di uno studio più ampio, condotto con il metodo della survey dalla società scientifica T21RS su 577 persone con SD che hanno contratto l’infezione da COVID19 in vari paesi tra Europa, Asia e Americhe, ed a cui abbiamo aderito anche come AIPD, contribuendo alla diffusione del questionario di rilevamento. Si tratta di risultati rilevanti per richiedere l’attenzione delle istituzioni sanitarie su una possibile peculiare fragilità della SD alle infezioni respiratorie e non solo, ma non hanno un significato di dover modificare il comportamento quotidiano, le abitudini dei nostri figli secondo le misure anti-contagio COVID19 consigliate per tutta la popolazione italiana. Continuiamo quindi senza allarmismi e preoccupazioni particolari, con la consapevolezza, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che la SD è una patologia che comporta sintomi e rischio di contrarne altre, e quindi come tale deve essere studiata, curata e seguita in Centri specialistici con percorsi dedicati” (QUI il pdf della lettera AIPD)