Salbini: “Non serve puntare il dito, ma bisogna aprire una riflessione, alla vigilia delle Paralimpiadi: la disabilità non ha niente di ‘speciale’, ma è una condizione che va compresa e conosciuta. Serve una nuova cultura e una nuova empatia”
Roma, 27 agosto 2024 – “Quanto accaduto durante il concerto di Antonello Venditti dimostra come sia ancora lunga la strada per arrivare a una vera e propria consapevolezza e rispetto della dignità delle persone con disabilità. Non è un caso isolato, quindi è inutile puntare il dito: serve una nuova cultura della disabilità. E chi ha fama e successo – che sia un cantante o un campione dello sport – può aiutarci a costruirla”: così Gianfranco Salbini, presidente nazionale dell’Associazione Italiana Persone Down, interviene sul “caso” Venditti.
“Benissimo le scuse, tutti possono sbagliare: non dobbiamo costruire ‘mostri’, come ha detto il cantautore, questo non serve a nessuno. Bisogna però capire che “le parole hanno un grande potere, specialmente se vengono pronunciate da figure pubbliche. Come ha sottolineato il padre della ragazza, la disabilità non è “speciale”. Forse è proprio questo temine – suggerito nell’orecchi al cantautore sul palco – il primo che dovremmo eliminare, quando ci riferiamo alle persone con disabilità: un termine tanto diffuso quanto fuorviante, perché finché considereremo ‘speciale’ una persona per la sua disabilità, non costruiremo una società inclusiva”.
- Neanche i Paralimpici non sono “speciali”
Di qui l’appello dell’associazione, impegnata da oltre 40 anni per diffondere la cultura dell’inclusione e del rispetto: “Visto che le parole pesano, non parliamo più di persone “speciali”, quando ci riferiamo alle persone con disabilità. Anche in occasione delle Paralimpiadi, ai nastri di partenza, non cadiamo nell’errore: quelli sono sono ‘atleti speciali’, sono semplicemente atleti, che grazie alla loro tenacia e alla capacità di affrontare gli ostacoli, sono capaci di risultati straordinari. Come tutti gli atleti olimpici”.
Infine, per quanto riguarda Venditti, “dopo questa spiacevole vicenda, ha detto alla famiglia che ‘si farà perdonare’. Sarebbe bello che lo facesse impegnandosi, d’ora in avanti, nella costruzione di una nuova cultura della disabilità e dell’inclusione: dal palco, le parole risuonano più forti. Noi siamo a disposizione, come associazione storicamente impegnata su questi temi, per aiutarlo a trovare le parole migliori”.
- AIPD per tutti, tutti per AIPD
L’Associazione italiana persone Down ha recentemente rilanciato e rafforzato il proprio impegno per l’inclusione sociale, grazie al progetto “AIPD per tutti, tutti per AIPD”, realizzato con il finanziamento concesso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’annualità 2023 (a valere sul Fondo per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza nazionale ai sensi dell’art. 72 del decreto legislativo n. 117/2017)