Comunicato stampa
Il giovane con sindrome di Down fu ucciso da un cane dell’esercito israeliano a luglio 2024. Oggi, mentre drammatiche notizie continuano ad arrivare dalla Striscia, AIPD rilancia l’appello: “Le persone con disabilità non possono difendersi da sole: servono tutele per loro e pace per tutti”
È trascorso un anno da quando, a Gaza, fu crudelmente ucciso Muhammed Bahr, giovane con sindrome di Down. Come associazione di persone con disabilità, la sua drammatica vicenda ci turbò profondamente, tanto che subito ne denunciammo pubblicamente l’assurdità e la gravità con un comunicato urgente, chiedendo rispetto, protezione e visibilità per le persone con disabilità nei territori di guerra.
Oggi, nella Striscia di Gaza continuano ad essere uccise ogni giorno decine, centinaia di innocenti. È una realtà drammatica e profondamente ingiusta, a cui non possiamo e non vogliamo assuefarci. L’anniversario della morte di Muhammed diventa quindi l’occasione per far sentire la nostra voce, ma soprattutto per rinnovare il nostro impegno e rilanciare un appello forte alle istituzioni italiane, europee e internazionali. A queste chiediamo:
- azioni concrete e costanti per fermare gli attacchi alla popolazione inerme;
- un impegno congiunto, anche in coordinamento con le associazioni locali e internazionali, per conoscere la situazione attuale delle persone con disabilità nella Striscia di Gaza, raccogliendo dati, testimonianze e analisi;
- un collegamento e un sostegno alle associazioni locali che operano in difesa dei diritti delle persone con disabilità nell’area;
- l’apertura di corridoi umanitari speciali, che garantiscano protezione, accesso a cure mediche, assistenza e possibilità di evacuazione per le persone con disabilità, a partire da coloro che sono rimasti senza alcun supporto familiare
AIPD è pronta a fare la sua parte, attraverso reti internazionali, supporto istituzionale e azioni di advocacy, affinché il diritto alla vita e alla dignità non sia negato alle persone con disabilità. In ogni conflitto, sono sempre i più fragili a pagare il prezzo più alto. Se restiamo in silenzio, diventiamo complici. Per questo oggi ricordiamo Muhammed, ma soprattutto scegliamo di non dimenticarlo.