Lunedì scorso 27 aprile 2020 il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha inviato una lettera a tutte le scuole e le famiglie per parlare della didattica a distanza per gli alunni con disabilità.
Il Ministro ha così finalmente risposto alla lettera a lei inviata ormai un mese fa dalla FISH (vedi qui la precedente notizia).
La lettera del Ministro però non soddisfa, perchè non è un documento così incisivo come ci si aspettava fosse per sollecitare in maniera forte e autorevole tutte le scuole a realizzare forme di didattica a distanza adeguate ed efficaci per gli alunni con sindrome di Down o con altre disabilità, specie intellettive o relazionali.
La presidente dell’AIPD Nazionale, dott.ssa Tiziana Grilli, ha ritenuto di inviare oggi una lettera al Ministro per esternare la delusione e chiedere misure più concrete da parte del Ministero.
Leggi qui la lettera del Ministro
Leggi qui la lettera della Presidente AIPD Nazionale
Aggiungiamo alcune riflessioni più analitiche rispetto ad alcuni punti della lettera del Ministro, predisposte dall’Osservatorio Scolastico dell’AIPD Nazionale.
“Sanare alcuni disallineamenti riscontrabili nelle pratiche didattiche quotidiane”
Il Ministro parla semplicemente di “alcuni disallineamenti”, ma dietro ci sono molti alunni che da settimane hanno perso completamente il loro andare a scuola e sentirsi parte di una classe; oltre che scuole e docenti che non si sono attivati a sufficienza.
“Il docente di sostegno ha la piena facoltà, nonché il dovere dettato da questa condizione di specialità che stiamo vivendo, di curvare e ricalibrare il PEI, coinvolgendo il dirigente scolastico e il consiglio di classe nelle scelte e informandone le famiglie”
Non è il solo docente per il sostegno a doverlo fare informando poi gli altri, ma il PEI è un documento che va redatto e modificato del GLO al completo, quindi: intero consiglio di classe, famiglia e operatori socio-sanitari dei servizi e degli enti locali (l. n° 104/92, art. 15 comma 10).
“E’ importante, in ogni caso, che le scelte siano compiute nella piena condivisione tra docenti, famiglie e alunni, nell’interesse esclusivo di questi ultimi.”
Manca completamente il fondamentale coinvolgimento degli operatori socio-sanitari dei servizi territoriali che hanno in carico l’alunno.
“Ai dirigenti scolastici […] chiedo lo sforzo ulteriore di garantire con celerità le operazioni finalizzate a coprire l’eventuale gap tecnologico di tutte le famiglie, in particolar modo di quelle degli alunni con disabilità, e di assumere ogni utile iniziativa volta a sollecitare e ad attivare interventi didattici a loro favore, ove ancora non fatto.”
Unica richiesta utile di attivare misure adeguate per gli alunni, ma assolutamente troppo blanda.
Occorrono misure di controllo esterno per verificare che ciò che è doveroso avvenga e non solo fare una semplice richiesta, come fosse un favore per cui sforzarsi, se lo si vuole.
“Si possano coinvolgere gli assistenti educatori e alla comunicazione nel lavoro quotidiano di garanzia della didattica a distanza, in raccordo con gli enti locali la collaborazione potrà avvenire attraverso sistemi di condivisione delle piattaforme digitali in uso tra i docenti, in modo che gli assistenti medesimi possano operare a loro volta a distanza con gli allievi e i docenti medesimi”
Buono il riferimento a tale possibilità, da estendere anche a interventi a domicilio nei casi assolutamente necessari come spesso accade specialmente con la disabilità intellettiva, ma sarebbe necessario che il ministero si attivi in maniera più decisa su un accordo in questo senso con gli enti locali, nonchè sul coinvolgimento concreto del personale della scuola dal quale può e deve pretendere il massimo impegno possibile, visto che gli assistenti dipendono dagli enti locali e non dal ministero.
“Nel ringraziare le famiglie degli alunni che, con pazienza e sempre silenziosamente, stanno collaborando in modo propositivo e fattivo con i docenti e con le scuole per superare le difficoltà”
Le famiglie non devono avere solo pazienza, ma anche diritti riconosciuti. La mancanza più grave è la non attivazione delle scuole a cui sicuramente spetta fare il primo passo e che devono verificare e offrire tutte le opportunità necessarie, anche se a volte purtroppo ci sono anche famiglie che non rispondono con la doverosa collaborazione. Non si può sempre far ricadere tutto sulle famiglie.