1° maggio, “da 30 anni lavoro al Mc Donald’s”. Nessun limite all’inclusione
Il messaggio di AIPD per la Festa del Lavoro: “Non chiederti cosa puoi fare per me. Chiediti cosa io posso fare per te”. Da oltre 30 anni gli inserimenti lavorativi dell’associazione sono possibili grazie ad aziende di tutto il mondo: “La globalizzazione dell’inclusione non è negoziabile”
29 aprile 2025 – “Non chiederti cosa puoi fare per me. Chiediti cosa io posso fare per te”: è il messaggio che l’AIPD ha scelto di trasmettere per il 1° maggio e che racchiude il senso e il valore dell’inclusione lavorativa. Il lavoro, per le persone con sindrome di Down, non è solo un diritto, ma soprattutto è lo strumento per offrire il proprio contributo alla società. A lanciare il messaggio, sono cinque uomini e donne, giovani e adulti, con sindrome di Down. Tra loro, Massimiliano Padovan, che ha 53 anni, vive a Roma e da 30 anni lavora presso il McDonald’s di piazza don Luigi Sturzo, locale gestito dall’azienda Arialuce s.r.l..
Recentemente l’azienda lo ha premiato come “dipendente dell’anno”: un riconoscimento importante del suo impegno e la sua dedizione.
“La sua storia è la dimostrazione di quanto il lavoro sia un valore globale, rispetto al quale non è possibile alcun passo indietro – afferma Gianfranco Salbini, presidente nazionale di AIPD – Abbiamo voluto rilanciare questa storia positiva, in occasione del Primo Maggio, per offrire la nostra testimonianza e prendere posizione nei confronti di quei ‘dazi’ che Trump vorrebbe imporre anche sull’inclusione lavorativa. L’America ‘grande’ per noi è questa: la globalizzazione può essere luogo e strumento di diritti e di partecipazione. La nostra associazione da oltre 30 anni realizza tirocini e inserimenti lavorativi con aziende di tutto il mondo, anche grazie al progetto ValueAble: in occasione della Festa del Lavoro, ribadiamo che la strada è questa e dobbiamo andare avanti, non possiamo tornare indietro. La globalizzazione dell’inclusione non è negoziabile”.
Padovan, 30 anni di lavoro. E un premio dell’azienda
Massimiliano Padovan ha 53 anni, vive a Roma e frequenta AIPD da quando era molto giovane. Nel 1995 ha iniziato a lavorare, dopo aver frequentato i corsi di educazione all’autonomia di AIPD e alcuni tirocini finalizzati all’inserimento lavorativo. Alcune settimane fa ha ricevuto un premio dalla sua azienda, con questa motivazione: “Il ristorante di Piazzale Sturzo, nella totalità delle sue persone – crew, squadra manager e direttore – premia il dipendente Massimiliano Padovan come ‘dipendente dell’anno’, per la costanza e l’impegno nell’eseguire i compiti affidati, per la volontà di assumere sempre nuove mansioni, ma soprattutto perché è un esempio di perseveranza e resilienza. GRAZIE al nostro Max”.
Abbiamo chiesto a Massimiliano Padovan di raccontarci questo impegno lungo 30 anni.
Come sono stati i primi giorni di lavoro, ormai 30 anni fa?
Ero contento e preoccupato
Chi ti ha aiutato a imparare il mestiere?
Mi ha aiutato Giovanni Lodico. Mi piaceva molto fare i panini: ero il più bravo. Io e Giovanni una volta a settimana offrivamo i cornetti ai colleghi.
Quali sono state le cose più difficili da imparare?
È tutto facile, meno la cassa
Qual è oggi la cosa che più ti piace fare al lavoro?
Mi piace fare l’Happy Meal perché ci sono i giocattoli per i bambini
Come ti trovi con i tuoi colleghi? Quali momenti passate insieme?
Con i miei numerosi colleghi mi trovo molto bene e a volte con alcuni di loro ridiamo e scherziamo.
Come è cambiato il lavoro in questi 30 anni?
Il mio lavoro è rimasto quasi invariato, anche se ora ci sono nuovi macchinari e non sempre sono accessibili per me.
Se non avessi avuto il lavoro in questi anni, cosa avresti fatto tutto il tempo? Pensi che saresti diverso?
Il lavoro per me è importante perché sto sempre con i miei colleghi e prendo lo stipendio. Prima prendevo un assegno e andavo da papà in banca a cambiarlo, ora ho la carta Genius. Con lo stipendio compro quello che mi piace: vestiti, computer, cellulare, DVD… Poi faccio colazione con mamma tutti i giorni al bar, posso permettermi il maestro di chitarra, e posso permettermi altre attività. Faccio una chiacchierata con il mio amico Roberto una volta a settimana. Io non spendo tutti i soldi perché l’estate voglio andare in ferie.
Un consiglio per i giovani che stanno per iniziare a lavorare?
Bisogna essere responsabili, volenterosi e ascoltare sempre i consigli del direttore, dei manager e dei colleghi.
I numeri
I dati più recenti sui lavoratori con sindrome di Down provengono dall’indagine Censis-Aipd “Non uno di meno” (2022): in Italia, si stima che circa il 13% delle persone con sindrome di Down abbia un lavoro da dipendente o collaboratore. Nonostante i progressi, oltre l’85% delle persone con sindrome di Down in Italia non è occupato. AIPD ha avanzato diverse proposte concrete, per migliorare il sistema e la normativa per l’inserimento lavorativo: tra queste, la semplificazione delle procedure per l’accertamento della disabilità, previsto dalla legge 69/99 come necessario per l’iscrizione alle liste di collocamento mirato; l’istituzione di fondi e incentivi destinati ai tirocini, oggi a carico delle aziende; il potenziamento del Servizio per l’inserimento lavorativo; infine, il coinvolgimento delle associazioni. Queste richieste sono state recentemente inviate al governo sotto forma di sette proposte.
La campagna di AIPD
In occasione del 1° maggio, AIPD lancia una campagna di comunicazione sul sito e i canali social di AIPD (Facebook e Instagram), finalizzata a mettere in luce il valore positivo del lavoro delle persone con sindrome di Down, inteso come “ciò che posso fare io per voi”. Il messaggio sarà affidato ad alcuni ragazzi e ragazze, uomini e donne con sindrome di Down:
“Non chiederti cosa puoi fare per me. Chiediti cosa io posso fare per te”.
La campagna è stata realizzata grazie alla collaborazione dell’agenzia Anema District e con le foto di Valerio Polici.
Di seguito una breve presentazione degli altri quattro protagonisti degli scatti (oltre a Massimiliano Padovan).
Chiara Brizzolari (Roma), 30 anni: ha frequentato il liceo alberghiero e dopo aver concluso il suo percorso di studi ha svolto molti tirocini presso ristoranti e alberghi con mansioni di sala o di addetta ai piani. Poi è stata assunta con contratto a tempo determinato dall’albergo “Rome hello in Roma”. Ora lavora come hostess alla fondazione Roma ed è molto contenta del suo lavoro, anche “perché si svolge al centro di Roma in un palazzo storico insieme a colleghe giovani che mi vogliono bene”. Spera di essere confermata alla fine del suo contratto, che scade a novembre. Il suo attuale progetto è andare a vivere insieme alle sue amiche in una casa tutta loro in autonomia.
Francesca De Giorgi (Brindisi), 23 anni: ha frequentato l’istituto professionale Alberghiero. I suoi hobby sono il ballo e la recitazione. Ha svolto un tirocinio formativo di un anno e mezzo presso Leroy Merlin e sogna di iniziare nuovi e coinvolgenti esperienze lavorative.
Andrea D’andrea (Teramo), 27 anni: Ha frequentato l’Istituto Alberghiero. I suoi hobby sono musica, pallacanestro, judo. Vuole lavorare “per essere indipendente”. Ha svolto un tirocinio di 6 mesi, con mansione di segreteria. È in attesa di collocamento nell’ambito di un progetto regionale di un anno.
Paolo Catinari (S. Benedetto del Tronto), 26 anni: Paolo ha frequentato l’Istituto Professionale Enogastronomia e ospitalità alberghiera conseguendo l’attestato di frequenza. Il suo sogno nel cassetto è di poter avere una casa in campagna con vari animali da cortile e da compagnia. E di avviare qui un piccolo B&B e un ristorante familiare. Questo sogno ha iniziato a muovere i primi passi, grazie anche ad AIPD, che sta aiutando Paolo a realizzarlo. Nel frattempo, sta svolgendo un tirocinio nella cooperativa sociale “Casa da Sergio”, di cui è socio attivo, in località Marina Palmense di Fermo: un laboratorio di pasta fresca con cucina in cui vengono realizzati piatti con le materie auto prodotte e, in estate, con i frutti del proprio orto.