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Esperienza riportata da Maria Fierli, insegnante di sostegno di un liceo scientifico di Roma.


La ragazza con la quale ho lavorato è un’alunna con sindrome di Down di 19 anni, frequentante il II liceo scientifico. E’ una ragazza autonoma sia nelle necessità che nei suoi bisogni. Per quel che riguarda le sue competenze didattiche, non sa leggere e scrive stampatello solo per copiatura, riconosce però le lettere della tastiera e le digita se le vengono richieste, sa contare fino a 10, non ha un buon senso dell’orientamento sia nello spazio che nel tempo. La classe è composta da 23 alunni, 15 ragazzi e 8 ragazze. La situazione all’inizio dell’anno scolastico era abbastanza difficile da gestire poiché l’alunna non aveva avuto un buon approccio né con la classe né con l’insegnate di sostegno e gli altri docenti curricolari. Regolarmente si presentava a scuola ed era molto scontrosa con tutti, impartiva le sue regole senza tenere conto delle esigenze degli altri. Chiedeva che venisse chiusa la finestra e la porta della classe anche quando la temperatura era molto elevata, che venisse messo il suo banco molto vicino alla lavagna e che fosse sempre presente una sedia vuota affianco al suo banco. Tali richieste, che spesso venivano esaudite, scatenavano reazioni molto violente se invece non potevano essere realizzate. Un giorno (io non ero presente con lei) è riuscita a lanciare una sedia contro la lavagna rompendola in mille pezzi, solo perché una ragazza aveva aperto la finestra per il cambio d’aria durante la ricreazione. Tali episodi non hanno di certo facilitato l’integrazione dell’alunna con il resto della classe. Inoltre l’alunna aveva già iniziato dall’anno passato a non frequentare più la scuola, poiché non riusciva a trovare un dialogo con il resto dei compagni e dei professori. Gli obiettivi principali nel mio lavoro di insegnante di sostegno sono stati: convincere a venire piacevolmente a scuola; integrarla socialmente con i compagni di classe e con i docenti; integrarla con obiettivi comuni (pur avendo un programma differenziato). Per cercare di raggiungere il primo obiettivo ho indagato con lei quali fossero i suoi interessi principali e ho scoperto che, oltre ad essere molto informata sulle conoscenze generiche delle scienze naturali e del corpo umano, presta molta attenzione alla visione di alcuni film e alla visione in generale della televisione. In particolare l’alunna aveva una conoscenza incredibile di un film a lei molto caro: “La vita è bella” di Roberto Benigni. La visione del film con il resto della classe e il successivo studio particolareggiato della storia sono stati quindi mezzi con i quali l’alunna è tornata volentieri nell’ambito scolastico. L’integrazione attraverso il film, dove lei si sentiva ferrata, e l’accettazione dell’alunna da parte dei compagni e dei colleghi come elemento in grado di produrre qualcosa di utile e sensato, ha creato in parte un ambiente più piacevole e favorevole a tutti. L’integrazione con gli obiettivi comuni anche al resto della classe era più facile da individuare soprattutto nelle materie letterarie e di storia, dove anche i compagni con un programma non differenziato potevano trovare un motivo di studio. Per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata, ho proceduto dividendo per fasi il lavoro:

  • visione di un film con la classe;
  • visione di un film con l’alunna: la visione veniva fatta scaglionando le scene principali per cercare di creare una cronologia che le fosse chiara;
  • ricerca su internet delle foto del film;
  • con le foto stampate abbiamo creato una cronologia sul suo quaderno incollando e ricreando un mosaico della trama del film;
  • per chiusura, dopo ripetizione orale fatta con altri ragazzi della scuola, il film veniva presentato alla classe;
  • l’integrazione con gli obiettivi della classe è stata ricercata nella tematica dei film visti. Ad esempio nella visione del film “La Vita è Bella” di Benigni è stato trovato un obiettivo che fosse di interesse comune anche per il resto della classe e, nel caso specifico, con gli altri colleghi abbiamo abbinato il film al giorno della memoria. Per altri film visti abbiamo cercato tematiche di interesse socio-culturale e storico che potessero avere una valenza anche nell’ambito del programma non differenziato.

Data la situazione iniziale non posso dire di aver ottenuto una piena integrazione dell’alunna con il resto della classe, però l’obiettivo comune e i mezzi utilizzati hanno contribuito a creare una situazione più rilassata e piacevole durante l’attuale anno scolastico, sia con i compagni di classe che con i colleghi curricolari. Ritengo che siano state gettate le basi per una buona integrazione anche nell’ambito di un liceo scientifico dove forse gli obiettivi delle programmazioni non presentano molti appigli per l’integrazione di alunni svantaggiati. Credo che l’integrazione si possa ottenere maggiormente quando si hanno obiettivi in comune, anche se questi vengono differenziati nei livelli. Non si può colpevolizzare una classe di alunni se i primi a non accettare la differenze sono proprio i docenti …forse il ruolo dell’insegnante di sostegno è quello di mediazione tra le varie diversità.


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